sono a Skopje da due settimane ed e' la terza volta che mi capita di lavorare qui. Skopje e' brutta. una brutta citta' fatta di palazzi nuovi e finti circondati da prati pieni di immondizia, e di vecchi condomini cadenti con cortili spogli e tristi, retaggio di un'estetica da socialismo reale.
l'aria e' inquinata dalle tante macchine sfasciate che circolano per le strade tossicchiando gas mefitici.
alle spalle della citta', le colline. sulle colline una grande croce che di notte si illumina, inquietante sentinella a vigilare sul sonno della capitale.
quando sono arrivata qui la prima volta due anni fa, l'autista che mi ha prelevato all'areoporto mi ha subito spiegato che la citta' era divisa in due. da una parte la "Skopje europea", dall'altra la "Skopje albanese". in mezzo il fiume. "tu starai nella Skopje europea" mi ha detto soddisfatto. io il giorno dopo ho subito attraversato il ponte per andare a vedere cosa c'era di la', nella "Skopje albanese". di la' ho visto piccole botteghe, case basse a due piani, bancarelle, polli arrosto, uno sconfinato mercato, un ristorante dentro un cortile, gente che vendeva, gente che comprava. un brulichio di donne con sacchetti della spesa. la pelle un po' piu' scura che di qua.
"la Skopje albanese e' pericolosa la sera", mi hanno poi detto, per noi "internazionali".
e la "Skopje europea"? di qua dal fiume ci sono locali trendy che neanche a Milano. cosi' smaccatamente trendy da rasentare il kitch. lungo le sponde del fiume uno dei bar alla moda esibisce una distesa di immacolati divani bianchi. mobili pretenziosi di midollino, come in un'ikea, ma per ricchi. in un altro bar sulla via pedonale una profusione di specchi in cornici barocche. sulla vetrina di un altro una scritta recita, in perfetto italiano: "no, non siete in italia. ma in un posto che gli assomiglia". di italiano non ha molto, a parte la pretesa di esserlo.
a ogni angolo della citta' un bar o un caffe' e clienti a qualsiasi ora del giorno. le cucine dei ristoranti sono aperte dal mattino alla sera. i negozi e i supermercati non chiudono fino a sera inoltrata. io faccio la spesa alle nove, vado dal fruttivendolo alle dieci di sera. mangio alle tre del pomeriggio. mi abituo all'allegra anarchia degli orari di apertura.
(continua...)